Imprese recuperate: un’alternativa concreta per mantenere il posto di lavoro

25 Ottobre 2012

COMUNICATO STAMPA
Trento, 25 ottobre 2012

Imprese recuperate: un’alternativa concreta per mantenere il posto di lavoro

Si è tenuto oggi, 25 ottobre, a Trento il seminario internazionale “Recuperare le imprese, rivitalizzare le comunità: contrastare la crisi convertendo le imprese in difficoltà in imprese gestite dai lavoratori” sulle empresas recuperadas, a partire dal caso esemplare dell’Argentina, dove è ed è stato molto frequente il fenomeno del salvataggio di aziende private da parte dei lavoratori stessi, spesso accompagnato da una conversione in cooperativa di lavoratori.

L’esempio argentino è stato analizzato nel dettaglio per i numerosi casi di “imprese recuperate” con successo, ed è stato messo a confronto con i casi europei e soprattutto italiani. Marcelo Vieta, ricercatore post-doc presso Euricse, ha messo in risalto quali sono le condizioni socio-economiche che nel Paese sudamericano hanno favorito lo svilupparsi di cooperative di lavoratori e ha sottolineato i
vantaggi concreti che tale forma di impresa può portare. Vieta ha notato come sia in Argentina, dove si è sviluppata una gravissima crisi alla fine degli anni novanta, che in Italia il fenomeno delle imprese recuperate è spesso legato a momenti di esasperazione economica. Non è un caso che proprio ora in Italia ci siano “lavoratori che stanno occupando le fabbriche. Penso all’esperienza dei metalmeccanici a Padova, c’è un altro caso a Roma… Questi sono lavoratori che non hanno altra via d’uscita”. Per questo subentra la prospettiva di “autogestire” la produzione.

Nel nostro Paese non si parla per la prima volta di imprese  recuperate. Come ha spiegato Alberto Zevi, uno dei maggiori esperti italiani nel finanziamento delle cooperative e professore aggiunto presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, in Italia “le cooperative di lavoro sono sempre esistite e il recupero di imprese è sempre stato una costante soprattutto negli anni ’70, ’80, ’90”. “E negli ultimi anni il fenomeno è ripreso”, ha precisato Zevi, anche se “la gravità della crisi ha modificato la spinta del
recupero d’impresa”.

Una possibile spiegazione per la maggiore incidenza in Argentina piuttosto che in Italia, sostiene Elvira Corona, giornalista interessata ai temi dell’economia Economia non-profit e Cooperazione allo sviluppo, ha a che fare con il diverso Welfare. La “mancanza di ammortizzatori sociali in Argentina” rende l’impresa recuperata una delle poche possibilità di mantenere un reddito, mentre in Italia si “tende ad affidarsi ai sindacati”. Anche da noi, comunque, i lavoratori stanno “cercando delle alternative
per mantenere il posto”.

Ma ci sono altri valori aggiunti che la cooperativa di lavoratori presenta, oltre al mantenimento del proprio posto di lavoro. Come ha spiegato Virginie Pérotin, professoressa di Economia e direttore di ricerca di Economia presso la Leeds University Business School, la buona riuscita di queste esperienze è quantificabile nei dati statistici raccolti, i quali mostrano che “le cooperative di lavoratori portano benefici concreti per le comunità in cui si trovano”. Esse, infatti, sono maggiormente resilienti alla crisi e falliscono più raramente degli altri tipi di impresa. I lavoratori in esse occupati, inoltre, sono più produttivi della media.

In generale, anche considerato il riemergere negli ultimi anni di queste realtà soprattutto in quei paesi particolarmente colpiti dalla crisi macro-economica, il seminario ha messo in luce quanto sia
necessario che i ricercatori, le federazioni di cooperative, i sindacati e i responsabili politici a tutti i livelli, comprendano meglio il fenomeno delle recuperadas, al fine di valutare in maniera oggettiva il loro potenziale per la soluzione di molte crisi aziendali.

 

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