WP 106 | 19 Le potenzialità del Trust come veicolo istituzionale prescelto per responsabilizzare il Terzo Settore nel recupero e nella valorizzazione del patrimonio culturale
In Italia, la tutela del patrimonio culturale è sempre stata demandata principalmente allo Stato o, più in generale, al settore pubblico, soprattutto alla luce della naturale vocazione degli attori pubblici a perseguire interessi generali. Tuttavia, oggigiorno tale “automatismo burocratico” è stato messo in discussione da due macro-trends in atto: da un lato la fine del monopolio degli attori pubblici nella cura dell’interesse generale, in ragione dei crescenti vincoli di bilancio; dall’altro, la speculare emersione a livello comunale di iniziative di “cittadini attivi” disposti a farsi carico della tutela di interessi generali e del proposito di recupero e di valorizzazione del patrimonio culturale pubblico attualmente in stato di degrado.
La presente ricerca si prefigge di colmare il gap di letteratura esistente tra la prospettiva della public governance applicata alla gestione del patrimonio culturale e gli attuali macro-trends registrati. In termini concreti, la ricerca intende, in primis, definire le interrelazioni ravvisabili fra il Trust, il patto di collaborazione – concepito quale genus di forme di amministrazione condivisa diffuse a livello comunale – ed il suddetto mainstream della public governance. In seguito, mira a far emergere il potenziale contributo del Trust alla gestione dei beni culturali inquadrati come beni comuni. Infine, la ricerca intende spiegare in che termini l’istituto giuridico del Trust potrebbe essere un veicolo istituzionale idoneo per recuperare e valorizzare le proprietà culturali in stato di degrado di proprietà di qualsiasi Comune coinvolgendo organizzazioni del terzo settore ancorate alla comunità e, di riflesso, intende enucleare quali leve politiche possono essere all’uopo attivate rispetto alle tre forme di impresa comunitaria tipizzate in seno alla letteratura anglo-sassone.