La cooperazione trentina oltre la cronaca

15 Maggio 2018

Euricse Facts&Comments

Carlo BorzagaChiara CariniEddi Fontanari

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La lettura degli articoli di cronaca che da qualche mese riportano quasi giornalmente notizie su varie componenti della realtà cooperativa trentina ha portato non poche e non poco autorevoli persone ad affermare che il sistema cooperativo provinciale stia attraversando una fase di più o meno grave crisi. È stato anche affermato in non poche occasioni che la crisi sarebbe così profonda e così pervasiva da far sì che la cooperazione non sia più da considerare – come lo è stato in passato – uno dei protagonisti dell’economia trentina.

Le informazioni offerte dai media locali, essendo in genere riferite al breve o brevissimo periodo o a singoli settori se non addirittura a singole cooperative o consorzi, benché certamente utili per seguirne l’evoluzione e comprenderne le strategie, non sono tuttavia sufficienti né a sostenere né a controbattere queste preoccupazioni. La complessità del settore cooperativo e la sua articolata presenza nell’economia e nella società trentina richiedono piuttosto un’analisi che al contempo: sia esaustiva del fenomeno, abbracci un numero di anni adeguato, si basi su più variabili significative e ne confronti i principali andamenti con quelli delle altre forme di impresa. A questo fine è innanzitutto necessario reperire e rendere utilizzabili informazioni statistiche che non sempre sono facilmente disponibili perché spesso fornite in forma aggregata.

Reperire, organizzare e analizzare i dati sulla cooperazione nel mondo, in Italia e in provincia di Trento è una delle attività che hanno impegnato Euricse fin dalla sua fondazione. Le collaborazioni con diverse istituzioni, che hanno consentito l’accesso a informazioni disaggregate per forma di impresa, hanno già permesso di produrre una serie di rapporti ampiamente utilizzati da istituzioni nazionali e internazionali. Tra queste figura anche la collaborazione in corso con l’Istat, finalizzata alla predisposizione di un rapporto sulla cooperazione e l’economia sociale in Italia. Euricse sta inoltre lavorando ad un rapporto sullo stesso tema per la provincia di Trento che sarà disponibile per fine anno e di cui è in grado di anticipare alcune informazioni utili per “andare oltre la cronaca”, per valutare cioè la reale rilevanza delle imprese cooperative nell’economia provinciale e il ruolo che esse hanno svolto negli anni della crisi.

Onde evitare fraintendimenti va precisato che i dati di seguito utilizzati derivano tutti da fonti pubbliche e in particolare dalla banca dati sui bilanci depositati presso la Camera di Commercio (e messi a disposizione da Aida van-Dijk) e dalle statistiche sull’occupazione disponibili sul sito dell’Istat.

È bene sapere fin da subito che le due fonti forniscono informazioni leggermente diverse. Mentre i dati sull’occupazione (di fonte Istat) si riferiscono a tutte le imprese cooperative e non, operanti in provincia negli anni presi in considerazione (purché attive per almeno sei mesi nel corso dell’anno), i dati di carattere economico-finanziario (banca dati Aida van-Dijk) non comprendono le Banche di Credito Cooperativo.

Incrociando queste due fonti sono possibili alcune importanti, benché sintetiche, considerazioni. È possibile innanzitutto misurare la rilevanza della cooperazione nella formazione del prodotto interno lordo (o valore aggiunto) e degli occupati in provincia di Trento. Anche se in questo caso il calcolo è disponibile solo per il 2009, il risultato è comunque da ritenersi rappresentativo della situazione attuale sia perché la struttura dell’economia provinciale dal 2009 ad oggi non si è modificata in modo significativo sia perché, come si vedrà più avanti, la cooperazione è risultata più dinamica del resto delle imprese. Se ci si limita a considerare solo il contributo diretto, cioè quello generato dalle sole cooperative esso ammontava all’8,3% (tab. 1) del valore aggiunto e al 10,6% (tab. 2) dell’occupazione totale, includendo quindi anche i lavoratori autonomi la cui attività è collegata in modo rilevante ad una cooperativa.

table 1

Se però attraverso l’utilizzo della “matrice delle interdipendenze settoriali” si tiene conto anche del valore aggiunto e dell’occupazione generati in imprese non cooperative operanti in provincia a seguito  della domanda di beni e servizi intermedi ad esse rivolte (effetto indiretto) dalle cooperative e a seguito dei consumi effettuati presso imprese non cooperative dalle famiglie i cui redditi derivano da rapporti con una cooperativa (effetto indotto), il peso della cooperazione all’economia provinciale cresce al 13,3% sul valore aggiunto e al 15% dell’occupazione. In altri termini: se d’improvviso tutte le cooperative chiudessero i battenti e non fossero sostituite da altre imprese il Trentino perderebbe 13,3 punti percentuali di Prodotto lordo e quasi un sesto degli occupati.

Table 2

L’analisi settoriale consente di apprezzare ancora meglio il ruolo della cooperazione in provincia. Considerando sempre l’effetto complessivo, emerge chiaramente la rilevanza della cooperazione in tre settori fondamentali dell’economia provinciale: l’agricoltura e l’industria alimentare, l’intermediazione monetaria e il commercio. Rilevanza che diventa ancora più evidente se si considerano solo le imprese private (graf. 1): nel 2015 le cooperative non contribuivano alla produzione del valore aggiunto in tutti i settori, ma erano dominanti in agricoltura e nei settori dell’istruzione, dell’assistenza sociale e dei servizi sanitari. Comunque lo si analizzi, quindi, il peso della cooperazione risulta decisamente rilevante – in generale e nel confronto con le altre forme di impresa – a livello sia economico-occupazionale che nella formazione dell’offerta di servizi sociali, educativi e sanitari. Ponendosi di fatto “a cavallo” tra settore pubblico e settore privato.

La rilevanza della cooperazione è non solo confermata, ma rafforzata dall’andamento nel periodo 2008-2015, considerato generalmente come quello della crisi più grave dal dopoguerra e da cui l’economia trentina, benché colpita meno della media nazionale, non è riuscita a restarne immune.

I dati sui bilanci e sull’occupazione consentono di confrontare l’andamento delle stesse variabili per le imprese cooperative e di capitali. Quando utilizzati per analisi diacroniche, i primi presentano però una limitazione dovuta al fatto che non sempre i bilanci sono caricati nella banca dati utilizzata o lo sono nell’anno in cui l’impresa ha iniziato l’attività. Ne consegue che un aumento o una diminuzione del numero di imprese disponibili in banca dati non coincide necessariamente con un aumento o una diminuzione reale delle stesse. Ciò detto, nel periodo considerato (2008-2015), le cooperative operanti in provincia di cui sono disponibili i bilanci sono passate da 493 a 505, le spa sono rimaste a 269 (dopo essere salite a 275 nel 2013), mentre le srl sono cresciute con continuità da 4.856 a 5.891.

grafico 1

Per garantire la migliore informazione possibile vengono di seguito proposti gli andamenti delle variabili economico-finanziarie sia considerando nei due anni tutte le imprese di cui è disponibile il bilancio (colonna “Tutte” in tab. 3), sia prendendo in considerazione solo le imprese con bilancio disponibile negli anni 2008, 2011, 2013 e 2015 (colonna “Cost” in tab. 3).

table 3

L’andamento del valore aggiunto (tab. 3) è in tutti i casi positivo e per tutte e tre le forme di impresa. Il tasso di crescita del valore aggiunto delle cooperative risulta inferiore solamente a quello delle srl se si considerano tutte le imprese con bilanci depositati, mentre risulta nettamente superiore (26,3%) a quello sia delle spa (17,9%) che delle srl (15,2%) se si considerano solo le imprese con bilanci depositati in tutti gli anni considerati. I tassi di crescita del valore aggiunto più elevati interessano in particolare le cooperative impegnate nei settori più labour intensive (alberghi e ristorazione, trasporti e magazzinaggio, assistenza sociale e servizi alle imprese). L’analisi per tipologia cooperativa (tab. 4) mostra, inoltre, che la crescita ha interessato soprattutto la cooperazione sociale, quella di lavoro, le cooperative di prodotti agricoli e di allevamento e le cooperative di trasporto, mentre segnala la stazionarietà della cooperazione di consumo.

table 4

Più netta è la differenza tra forme di impresa se si considerano i redditi da lavoro (indicativi a loro volta dell’andamento dell’occupazione dipendente). In ambedue le serie di dati considerati la crescita dei redditi da lavoro nelle cooperative è nettamente superiore (a volte del doppio o quasi) a quella delle altre forme di impresa.

Di conseguenza, mentre le spa hanno visto crescere gli utili lungo tutto il periodo e le srl registravano nel 2015 un utile comunque superiore a quello del 2008, le cooperative hanno visto diminuire costantemente gli utili che a fine periodo risultavano pari a poco più di un terzo rispetto ai valori del 2008.

Non stupisce quindi che l’occupazione (tab. 3, ultima riga) sia cresciuta decisamente nelle cooperative (+35,6%) rispetto alle imprese di capitali (l’insieme di spa e srl) dove è addirittura diminuita (-6,3%). Anche se certamente sull’evoluzione dell’occupazione nelle cooperative hanno inciso le politiche provinciali del lavoro e, in particolare, le diverse misure a sostegno dell’impiego temporaneo in lavori socialmente utili, rimane di tutta evidenza il contributo dato dalla cooperazione trentina nel limitare l’impatto della crisi sui livelli di disoccupazione e di povertà.

Due confronti possono aiutare a capire meglio l’importanza assunta dalla cooperazione nel corso della crisi. Il confronto con l’andamento di cooperative e spa a livello nazionale (tab. 5) – fatto su dati riferiti alle imprese con bilanci disponibili in tutti gli anni – conferma i superiori tassi di crescita del valore aggiunto e dei redditi da lavoro sia della cooperazione italiana che di quella trentina rispetto a quelli delle società per azioni.

Table 5

Decisamente più evidente risulta il contributo della cooperazione trentina alla crescita dell’occupazione (graf. 2) che supera di gran lunga non solo quello della società di capitali – che risulta addirittura negativo – ma anche il già positivo andamento a livello nazionale.

grafico 2

Anche il secondo confronto, quello con la provincia di Bolzano, è particolarmente interessante (graf. 3). Se, infatti, anche in provincia di Bolzano la cooperazione presenta una significativa crescita dell’occupazione, a fare la differenza con la provincia di Trento è in questo caso soprattutto il diverso andamento dell’occupazione nelle imprese di capitali: con una riduzione di oltre il 6% in Trentino e un +15% in Alto Adige. Non è quindi alla cooperazione che vanno attribuiti i problemi occupazionali che hanno interessato il Trentino.

In conclusione: la cooperazione trentina è tutt’altro che un settore in crisi o in via di ridimensionamento. Il  suo ruolo nella crisi è fuori discussione. Ed è quindi all’interno di questo scenario che vanno collocate le situazioni di crisi di cui la cronaca si è diffusamente interessata o si sta interessando.

grafico 3

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