L’impatto della cooperazione sociale trentina

20 Ottobre 2015

Si continua a parlare di valutazione di impatto economico e sociale. Sono stati infatti presentati a inizio ottobre i risultati dell’indagine BUONA COOP SOCIALE, un percorso che con la supervisione di Euricse, il supporto di Agenzia del lavoro e il coinvolgimento delle stesse cooperative è finalizzato proprio alla valutazione di impatto economico e sociale generato dal sistema. Ai dati rilevati con un articolato questionario, cui ha risposto più dell’80% delle associate al consorzio, sono stati aggiunti quelli economici raccolti da Con.Solida. Ne abbiamo parlato con Sara Depedri di Euricse, che ha coordinato lo studio insieme ad uno staff composto sia da membri del Centro di ricerca sia del consorzio.

CRxG69oWcAAToX7Partiamo dal questionario, come lo avete costruito?
Lo strumento di rilevazione che abbiamo utilizzato nasce da una riflessione scientifica, abbiamo attinto sia da scale validate in altri studi internazionali e sia da nostre esperienze di ricerca precedenti. Era però necessario farne uno strumento condiviso, per questo lo abbiamo rielaborato con le cooperative sociali poi coinvolte nell’indagine. Come dice il titolo della ricerca, doveva infatti essere la valutazione del “nostro” impatto sociale. Il questionario così ha cercato di raccogliere tutte quelle domande che aiutassero ad identificare variabili ed indici che potessero essere poi usati per identificare una ‘buona cooperativa sociale’. L’obiettivo della ricerca e del processo di valutazione era infatti quello di raccogliere tutti i dati che potessero delineare i tratti di ciascuna cooperativa sociale e del sistema trentino delle cooperative sociali (come assemblato) in termini di capacità imprenditoriali, di qualità dei processi, di capacità di lavorare in rete, di qualità dei servizi per gli utenti e dei processi di inserimento lavorativo, ma anche di esternalità prodotte e di ricadute sui sistemi socio-economici e sulla comunità; quello che definiamo impatto sociale.

E cosa è emerso? Qual è lo stato di salute della cooperazione sociale?
Beh, se parliamo di “salute’ della cooperazione sociale dobbiamo guardare alle dimensioni economico-finanziarie e alla capacità imprenditoriale, quegli elementi cioè che determinano la solidità dell’organizzazione. Le cooperative sociali trentine aderenti a Con.Solida mostrano sotto questo profilo dimensioni economiche decisamente superiori alla media nazionale per entrate e patrimonio. Si potrebbe pensare che questo dipenda da un più stretto legame con le pubbliche amministrazioni e da maggiori finanziamenti ed entrate pubbliche quindi. In effetti non possiamo negare – e identificare come punto di debolezza – la forte dipendenza delle cooperative sociali trentine da entrate pubbliche. Ma si tratta comunque innanzitutto di risorse che vengono ben utilizzate poiché anche altri dati ed indici dimostrano come esse permettano alle cooperative sociali di divenire solide, di investire e di innovare.

A parte questo sono emersi altri punti di forza?
Possiamo riconoscere la capacità di coinvolgere, che emerge ad esempio dalle base sociali molta aperte a tutte le tipologie di portatori di interessi. E ancora, il valore aggiunto prodotto dalla rilevante presenza di volontari; la complementarietà tra i diversi servizi offerti, che coprono numerosi bisogni spesso non soddisfatti dal pubblico o da altre organizzazioni per diverse tipologie di utenti e con offerte complementari; la qualità dei processi, soprattutto di inserimento lavorativo per le cooperative sociali di tipo B, elemento su cui in questi anni si è lavorato molto grazie alla collaborazione con l’Agenzia del lavoro (ed i risultati possiamo dire che si vedono).

Sono emersi anche punti di debolezza dall’indagine?
Sì, e margini di miglioramento. Al loro interno, ad esempio, poche cooperative sociali investono nel ricercare risorse aggiuntive, ad esempio da bandi diversi da quelli indetti dalla pubblica amministrazione. Dovrebbero poi investire di più nella creazione di gruppi di lavoro per aumentare innovazione e creatività. Mancano ancora alcune capacità più di stampo imprenditoriale che permettano di avanzare ad esempio anche sul mercato aperto. Nei rapporti con i soggetti esterni si deve investire invece sulla comunicazione e sulla capacità di farsi conoscere meglio nella comunità; ma si deve rafforzare anche la rete, poiché se l’adesione al Consorzio ha permesso di creare momenti di confronto e sinergie, le cooperative devono comunque riuscire ancor più a scambiarsi conoscenze, a condividere progetti, a pianificare strategie per soddisfare ancora di più i bisogni del territorio.

Emergono delle tendenze rispetto al futuro?
Alla luce di quanto dicevo prima, le cooperative sociali stanno pian piano lavorando sui loro limiti. Esistono degli esempi concreti di buona cooperativa sociale che abbiamo evidenziato nell’indagine: le cooperative sociali che stanno lavorando con imprese for-profit del territorio non solo vendendo loro prodotti ma anche aprendo spazi occupazionali per i propri lavoratori svantaggiati; le cooperative sociali sorte in settori innovativi, dall’informatica per le B al turismo e all’educazione per le A; le cooperative sociali che coinvolgono la comunità non solo quali volontari, ma anche come soggetti su cui ricadono attività e per i quali vengono organizzati incontri o che sono coinvolti nella base sociale o in specifici progetti. E queste sono le nuove tendenze: quelle che portano verso il mercato, verso rapporti di rete più strutturati e completi, verso l’innovazione, verso una maggiore comprensione delle ricadute che la cooperazione sociale ha per la cittadinanza.

Questa valutazione e i dati raccolti come possono essere usati dalla singola cooperativa?
La ricerca voleva essere utile proprio alle cooperative; non volevamo infatti fermarci a fotografare il sistema. Una cooperativa attenta può innanzitutto confrontare i propri dati con quelli del sistema per comprendere dove si discosta e se queste differenze possono essere considerate un valore aggiunto per la cooperativa o un punto di miglioramento. L’obiettivo sarebbe quindi quello che ciascuna cooperativa possa usare lo strumento per impostare le sue politiche, capire dove migliorare e a cosa ambire, quali processi o best practices presenti anche nel suo stesso territorio imitare o con quali collaborare per lavorare insieme e produrre migliore e maggiore impatto sociale. In modo più diretto e semplice, le cooperative sociali possono anche usare questi dati per produrre una propria rendicontazione sociale, comunicare all’esterno chi sono, cosa fanno, come lo fanno e con quali risultati. Considerando che poco più della metà delle cooperative sociali trentine redige un bilancio sociale, magari abbiamo aiutato a fare un passo avanti in questa direzione.

E il Consorzio che ruolo ha avuto e può ancora avere in questo percorso di valutazione?
Con.Solida è stato il sostenitore dell’iniziativa. La riflessione sul tema della valutazione è nata nell’ambito di laboratori formativi per i dirigenti organizzati da Con.Solida e finanziati dall’Agenzia del lavoro di Trento. Con.Solida ha recepito subito il nostro stimolo nel procedere ad una mappatura del sistema della cooperazione sociale trentina e si è spesa nell’organizzare incontri e animare il dibattito. Guardando al dopo, mi pare non manchino le idee per procedere insieme a Con.Solida nella valutazione e nell’usare i dati della ricerca: formare le cooperative all’uso dei dati; identificare variabili ed indicatori per una chiara e trasparente rendicontazione sociale o comunicazione esterna del proprio valore aggiunto prodotto; e soprattutto riflettere sulle azioni che lo stesso Consorzio può realizzare o sostenere tra le cooperative per coprire ancor meglio i territori, i settori di attività, i bisogni della comunità.

L’intervista di Silvia De Vogli è stata pubblicata sul sito di Con.Solida il 20/10/2015.  Vai al sito

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