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“Territori accoglienti”, workshop sulle buone pratiche diffuse in Italia
"Terzo settore e enti locali: dalle pratiche alle sfide future"
Iscrizioni aperte (e gratuite) per l'evento del 24 novembre all'università di Trento
Trentuno pratiche diffuse in tutto il Paese, dalla Calabria al Trentino, sei ambiti in cui si declina in modo originale la capacità di rispondere alla sfida migratoria (inserimento lavorativo, abitare, aree rurali e montane, relazioni con la pubblica amministrazione, gestione dei conflitti, salute e accesso alle cure). E uno spazio per raccordare simili esperienze, intrecciarle. Il titolo del workshop organizzato da Euricse - in agenda sabato 24 novembre all'università di Trento (dipartimento di Lettere) - è di per sé esplicativo: "Territori accoglienti. Terzo settore e enti locali: dalle pratiche alle sfide future". L'intento è far emergere esperienze già avviate e replicabili; buone pratiche spesso sommerse e scarsamente conosciute. Nel corso della mattinata, nelle sessioni parallele troveranno spazio e voce cooperative, imprese sociali, Comuni e consorzi che quotidianamente danno senso all'accoglienza. Tra gli ospiti: Daniela Di Capua, direttrice del servizio centrale SPRAR, Stefano Granata, presidente Federsolidarietà, Cosimo Palazzo, direttore area emergenze sociali (Comune di Milano), Anna Fasano, vicepresidente di Banca Etica, Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato ANCI per le politiche migratorie, don Giusto Della Valle, della parrocchia di Rebbio (Como).
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Master GIS, numeri e profili dei nuovi corsisti
Chiuse le selezioni: 21 iscritti da tutto il Paese
Le selezioni sono concluse e l’inizio dell’anno accademico è ormai vicino. Sono 21 i corsisti selezionati per l’edizione 2018/2019 del Master GIS, il Master in Gestione di Imprese Sociali promosso da Euricse e Università di Trento (dipartimento di Economia e Management, dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Facoltà di Giurisprudenza).
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Cronaca di un conformismo annunciato
Spunti e rischi latenti, ciò che accade con il nuovo Geces
di Gianluca Salvatori
L’europeismo non si rinnega, tanto meno di questi tempi. Però di ritorno da una riunione convocata dalla Commissione europea è impossibile liberarsi da una sensazione. O, per dirla tutta, da una considerazione frustrante. Alla ricerca di un minimo comune denominatore, che a forza di stringere il perimetro di fatto coincide con il mercato unico e le sue esigenze, si è troppo spesso sacrificata la volontà di interrogarsi sui fini facendo invece prevalere il discorso sui mezzi. Presentati oltretutto come sintesi di buone pratiche, e quindi apparentemente inoppugnabili. Perché – in una realtà complessa come quella europea, dove la ricerca delle convergenze non è un esercizio facile – si ritiene che ciò che ha già funzionato una volta abbia in sé la propria giustificazione e si possa replicare come modello. Evitando così discussioni altrimenti ingestibili.
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Giovannini: “Per costruire un futuro migliore serve un’utopia sostenibile”
Il portavoce dell'ASviS intervistato per il WCM. "La cultura della sostenibilità è nel DNA del movimento cooperativo"
di Marika Damaggio
L’indole dell’economista s’interseca con una grammatica interdisciplinare, polisemica. Tant’è che Enrico Giovannini cita il compianto Zygmunt Bauman. Ne ricorda le categorie concettuali, costruite con piglio didascalico osservando le spinte nostalgiche di oggi, rivolte a un passato glorioso eppure, forse, mai esistito. “Retrotopia”, l’ha definita il sociologo polacco. Poi, l’ex ministro prosegue col ragionamento. Cita Edgar Morin e, unendo i tasselli di un mosaico ideale, arriva a una considerazione personalissima: “Per costruire un futuro migliore ci serve un'utopia. Un'utopia sostenibile”, dice il portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS). Così ha titolato il suo ultimo libro (Laterza) e così suggerisce di agire. Perché il cambiamento che ci attende è talmente profondo che l’impegno disatteso è un rischio censurabile. Dalle colonne dell’edizione 2018 del World Cooperative Monitor, Giovannini indica in questi termini il bilancio, in chiaroscuro, che ci separa dall’Agenda 2030.
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Online il ranking Euricse-ICA sulle più grandi cooperative al mondo
World Cooperative Monitor, l'edizione 2018 è dispoibile
Groupe Crédit Agricole al Top per fatturato, dieci italiane nella classifica
E’ la settima edizione ed è già disponibile online per una libera consultazione. L’Alleanza internazionale delle Cooperative (ICA) e l’Istituto europeo di ricerca sull’impresa cooperative e sociale (Euricse) hanno pubblicato la versione 2018 dell’annuale del World Cooperative Monitor. Il rapporto traccia il perimetro, misura il peso e indica le dimensioni del movimento cooperativo globale, definendo al tempo stesso la classifica delle più grandi organizzazioni al mondo, mutue e cooperative. L’esito è un ranking delle Top 300, con analisi settoriali basate sui dati finanziari del 2016.
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Capitale sociale, la (nuova) spinta delle metropoli
di Gianluca Salvatori
Cos’hanno in comune Seoul, Montreal e Barcellona? Si tratta, è noto, di grandi città di tre continenti diversi; città di tendenza, con capacità di affermare una propria visione innovativa. Apparentemente distanti per storia, struttura e percorsi di sviluppo. Unite però – e questo è meno conosciuto - da un’agenda comune che fa perno sulla valorizzazione dell’economia sociale come elemento di governo della realtà cittadina.
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Comitato di Gestione Euricse, designati i componenti
Otto nomine, rinnovato anche il mandato a Borzaga
I mandati sono otto, a cui si aggiunge il presidente, restano validi per quattro anni e sono stati vidimati nella seduta del collegio dei membri fondatori, lo scorso 9 ottobre.
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Non profit, l’indagine Istat. “Settore in espansione”
Nel 2016 in Italia attive 343.432 realtà con 812.706 dipendenti
Cooperazione, in arrivo anche il rapporto curato da Euricse
I numeri fotografano una vivacità crescente, progressiva, costante. Per dirla con le parole utilizzate dall’Istat: il non profit “è un settore che continua a espandersi nel tempo”. A un anno dalla pubblicazione del primo “Censimento permanente delle istituzioni non profit”, l’Istituto nazionale di statistica ha diffuso in mattinata le stime aggiornate al 2016 sulla consistenza e le principali caratteristiche strutturali del segmento. Non solo: nello studio sono inclusi alcuni dati che verranno approfonditi nel rapporto Istat, questa volta curato dai ricercatori di Euricse, in uscita entro fine anno e dedicato al sistema cooperativo italiano.
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Storie di stage: il racconto di Matilde
Lavorare per la sostenibilità. L'esperienza (a Modena) con Focus Lab
Mi chiamo Matilde Gorni e vengo da Modena. Dopo la laurea triennale in Economia Pubblica, ho conseguito la laurea magistrale in International Management, ma nonostante mi interessassero gli argomenti trattati e il mondo delle imprese, non mi sentivo pienamente soddisfatta della strada intrapresa. Mi sembrava che concetti come responsabilità sociale, sostenibilità, reciprocità e solidarietà fossero stati trattati troppo marginalmente nel mio percorso universitario. Per questo motivo ho deciso di iscrivermi al Master G.I.S., con la speranza di poter trasferire le mie conoscenze di Economia e Management in un mondo, quello del Terzo Settore, più vicino ai miei valori.
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Storie di stage: il racconto di Marco
Con la coop Il Sestante (Padova) per imparare la progettazione
Sono Marco e vengo da Thiene, in provincia di Vicenza. Ancor prima di laurearmi in Scienze Politiche, Relazioni Internazionali e Diritti Umani all’Università di Padova, avevo deciso di lanciarmi in una nuova avventura, mosso dal desiderio di trovare un percorso di studi che desse concretezza a quanto stavo imparando e che fosse in grado di coniugare i miei due interessi più grandi: la politica dal basso e il settore sociale tout-court. Morale della favola: ho deciso di iscrivermi al Master GIS e devo ammettere che le aspettative sono state soddisfatte in pieno!
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“Beni comuni, se arricchiti arricchiscono tutti”
Arena: “L’Italia è laboratorio. Con il Regolamento abbiamo intercettato un fenomeno in exploit”
Gregorio Arena sceglie una definizione efficace per rendere l’idea: “I beni comuni se arricchiti arricchiscono tutti, se impoveriti impoveriscono tutti”. Et voilà. Ecco restituito a pieno il senso ultimo di ciò che realmente rappresentano beni indispensabili all’esercizio di diritti fondamentali. “Come l’acqua, la biosfera, la biodiversità”, ci spiega ancora il docente. Già professore ordinario di diritto amministrativo all’Università di Trento, presidente di Labus-Laboratorio per la sussidiarietà, Arena da oltre quattro anni sta varcando le porte di decine e decine di città italiane che attraverso il Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni stanno riscoprendo un rinato attivismo, un impegno osservato con attenzione nel resto d'Europa. Ma la gestione condivisa dei beni comuni è anche altro. “Dalla cura dei beni abbandonati – ricorda Arena – si possono generare opportunità sviluppo, nuova occupazione”. Ma servono competenze. Ed è qui che nasce Sibec, la prima Scuola italiana per la gestione dei beni comuni. Ed è qui, ancora, che s’innesta Sibec Lab, il corso intensivo che dal 17 al 20 ottobre, all’Oasi Dynamo, formerà professionisti, cittadini attivi o funzionari interessati (qui è possibile leggere il programma).
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Storie di stage, il racconto di Lorenza
Inserimento lavorativo, l'esperienza con Panta Rei
Sono Lorenza Manzini, vivo a Verona e ho studiato Economia Pubblica all’Università di Milano. Per alcuni anni ho lavorato nel settore profit in ambito amministrativo e gestionale e, nel frattempo, dedicavo il mio tempo libero in diversi progetti di volontariato nella mia città.
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