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Ricostruiamo il Paese! Proposte – a costo zero – per rafforzare le infrastrutture sociali
In Italia vi sono oltre 20.000 imprese sociali, con più di 500.000 occupati e oltre 12 miliardi di valore della produzione aggregato impegnate nel welfare, nella cultura e nell’inserimento lavorativo di oltre 50.000 persone svantaggiate. Sono imprese che stanno dando un contributo importante nell’affrontare la crisi indotta da Covid-19, impegnate nella gestione nell’emergenza sanitaria e sociale. In poche settimane hanno modificato la propria offerta di servizi e si sono impegnate per assicurare servizi essenziali ai cittadini e alle comunità in cui operano, ponendo particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione.Sono organizzazioni in prima linea nel contrasto della pandemia e nello stesso tempo stanno pagando un importante prezzo economico. Molte di queste realtà hanno registrato un crollo del fatturato dell’80% e registreranno forti perdite di bilancio nel 2020 che rischiano di provocare il default di molte imprese. Le più colpite sono quelle che inseriscono al lavoro persone svantaggiate – in larga parte disabili e persone con disturbi psichici – che, perdendo il lavoro garantito dalle imprese sociali, rischiano di essere definitivamente espulsi dai processi produttivi e di inclusione sociale.Superata l’emergenza le imprese sociali potranno dare un importante contributo alla riorganizzazione del sistema sanitario ed alla ricostruzione del sistema economico ponendo attenzione alle persone più fragili, ai bisogni ed alle risorse presenti nella comunità. La ricostruzione del Paese, infatti, non sarà solo una questione di risorse disponibili ma anche di modelli e di strumenti utilizzati.Crediamo che per affrontare la situazione attuale e ricostruire il Paese non siano sufficienti gli interventi a protezione del reddito delle famiglie e a sostegno delle imprese ma che siano necessarie anche misure che difendono e rafforzano le infrastrutture sociali, di cui le imprese sociali sono un elemento fondamentale.Per queste ragioni chiediamo al Governo ed a tutte le forze politiche presenti in Parlamento l’adozione – in tempi rapidi – di alcune misure a sostegno delle imprese sociali, molte delle quali sono a costo zero. Proroga dei contratti e delle convenzioniIntrodurre la proroga sino al 30 giugno 2023, anche in deroga alle normative in materia di contratti pubblici, di tutti i seguenti atti qualora già scaduti o in scadenza prima di tale data:a) contratti per la fornitura di servizi socioassistenziali, sociosanitari e socioeducativi e legati alle politiche attive del lavoro;b) contratti per la fornitura di servizi erogati da organizzazioni che garantiscono l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate ai sensi dell’art. 5 della legge 381/1991 o dell’art. 112 del d.lgs. 50/2016;c) accreditamenti in ambito socioassistenziale, sociosanitario e socioeducativo, fatto salvo il mantenimento, da parte degli enti accreditati, dei requisiti previsti per l’accreditamento;d) convenzioni con Enti del Terzo settore per la realizzazione delle attività di interesse generale di cui all’art. 5 del d.lgs. 117/2017. Le proroghe si intendono a condizioni invariate fatti salvi eventuali adeguamenti derivanti da rinnovi contrattuali.Co-progettazione e moratoria degli appalti Stabilire che, al fine di promuovere il coinvolgimento della società civile nell’emergenza da Covid19 e nella ricostruzione del Paese:a) L’acquisto o la promozione da parte di tutte le amministrazioni pubbliche di beni o servizi di interesse generale di cui all’art. 5 del d.lgs. 117/2017 sono di norma realizzate tramite procedimenti di coprogettazione ai sensi dell’art. 55 del d.lgs. 117/2017;b) nei casi in cui si renda necessario procedere tramite affidamento di servizi, tale scelta deve essere motivata dall’amministrazione pubblica, in questo caso è preferibile, laddove compatibile, il ricorso alle forme di affidamento di cui all’art. 143 del d.lgs. 50/2016;c) sino al 30 giugno 2023 è fatto divieto alle amministrazioni pubbliche di utilizzare forme di affidamento dei servizi disciplinate dal d.lgs. 50/2016.Tutela dei lavoratori dei servizi di welfare Stabilire che, al fine di garantire la qualità del lavoro e la qualità dei servizi in ambito educativo, scolastico, socioassistenziale, sociosanitario, sanitario, socioeducativio e delle politiche attive del lavoro sia nel periodo dell’emergenza Covid-19 che nel periodo successivo all’emergenza, i contratti tra amministrazioni pubbliche e enti privati gestori si adeguano automaticamente al rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative. Definire, inoltre, che le rette dei servizi educativi e scolastici, socioassistenziali, sociosanitari, sanitari e socioeducativi si adeguano automaticamente nella componente del costo del lavoro al rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative.Tutela delle persone svantaggiate inserite al lavoro nell’emergenza da Covid19 Stabilire che, al fine di tutelare i percorsi di inserimento lavorativo di persone svantaggiate ai sensi dell’art. 4 della legge 381/1991 o dell’art. 112 del d.lgs. 50/2016, in caso di sospensione di attività causata dalle misure di contenimento dell’emergenza Covid-19 realizzate da imprese sociali che inseriscono al lavoro persone svantaggiate ai sensi dell’art. 4 della legge 381/1991 o dell’art. 112 del d.lgs. 50/2016 le pubbliche amministrazioni corrispondono comunque il pagamento dell’importo contrattualmente dovuto, attingendo alle risorse iscritte a bilancio preventivo per l’esecuzione del contratto, a condizione che le imprese interessate attivino percorsi formativi o laboratoriali pertutti i propri lavoratori e mantengano in funzione le strutture produttive, anche sulla base di una rimodulazione concordata con le amministrazioni pubbliche, che sia finalizzata soprattutto a costruire opportunità di inclusione lavorativa per le persone che, a seguito dell'emergenza Covid- 19, si trovano in condizione di marginalità sociale, economica e lavorativa.Appalti e concessioni riservateStabilire che, al fine di tutelare i percorsi di inserimento lavorativo delle persone svantaggiate, nella ricostruzione del Paese le amministrazioni pubbliche e le società controllate dalle amministrazioni pubbliche ogni anno applichino l’Art. 112 del d.lgs. 50/2016 in procedure di appalto e concessione che rappresentano almeno un decimo del valore delle procedure totali poste in essere nell’anno.Sostegno finanziario e fiscaleEstendere a tutte le organizzazioni del Terzo settore le misure di sostegno finanziario e fiscale previste dai diversi provvedimenti adottati dal governo per fronteggiare l’emergenza da Covid19 – moratoria dei debiti bancari, moratoria dei versamenti fiscali e interventi a sostegno della liquidità.La situazione di emergenza che stiamo vivendo può, inoltre, rappresentare l’occasione per introdurre delle innovazioni di processo – anche queste a costo zero – che potrebbero generare innovazione nell’intero Terzo settore. Tra queste crediamo che sia rilevante sperimentare procedure per la certificazione delle competenze in contesti formali, non formali (sono gli apprendimenti intenzionali acquisiti tramite attività di tirocinio, volontariato, etc.) e informali (sono gli apprendimenti non intenzionali acquisiti in contesti familiari, indirettamente nei contesti lavorativi o nel tempo libero) in modo da sfruttare la vocazione all'inclusività delle cooperative sociali di inserimento lavorativo che rappresentano delle realtà imprenditoriali capaci di includere, oltre agli svantaggiati ex art.4 L.381/91, anche tutte le persone che da questa crisi si troveranno a vivere (ancora o per la prima volta) una condizione di marginalità e povertà. L’appello è il frutto della riflessione fatta in queste settimane da alcune realtà della cooperazione sociale. Per aderire scrivere a: [email protected]
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